Diocesi di Prato: Noi e i nostri abiti, per un consumo responsabile

Produzione sostenibile degli indumenti, diritti dei lavoratori e dell’ambiente, responsabilità e ruolo attivo dei consumatori. Di questo si è parlato all’iniziativa promossa dal Gruppo dei Nuovi Stili di Vita, da tempo impegnato all’interno della diocesi di Prato nel proporre appuntamenti e riflessioni sulle tematiche della enciclica Laudato si’ di papa Francesco.

OBIETTIVI/FINALITA’

Il gruppo Nuovi stili di Vita –PRATO  da tempo ha messo a fuoco la necessità di riflettere e comprendere, proprio in un territorio il cui il Tessile-Abbigliamento-Confezioni (TAC) la fa da padrone, sul significato di “filiera sporca” come sempre più chiaramente viene definito il settore TAC.

La domanda delle domande è: il prodotto della filiera TAC, l’abito, è solo un prodotto?

No. Dietro il prodotto della filiera, dietro l’abito, ci sono molteplici lati oscuri che meritano d’essere rivelati.

Per semplificare e, nel contempo , aprire nuovi orizzonti di riflessione per noi, possiamo dire che l’abito:

a) Identifica/nasconde un modello di produzione, configura un modello di economia. Quale? Il turbocapitalismo allarga i diritti dei lavoratori o li comprime anche laddove sono stati conquistati da tempo? Tempi di vita e tempi di lavoro sono allineati per garantire a tutti una vita degna d’essere vissuta con armonia  e responsabilità?

b) determina rapporti sociali e relazioni . Per esempio , tra nord e sud del pianeta, tra soggetti forti e soggetti deboli sul mercato del lavoro,  tra lavori dignitosi e salari garantiti e lavori sottopagati, sfruttati, a nero fino a configurare nuove forme di schiavitù.

c) promuove stili di vita e di consumo . Il vestito “usa e getta”propagandato dalla fast fashion è davvero espressione di “democrazia dei consumi” ? A quali costi? Quanti vestiti mettiamo nel ns armadio? Quanta vita diamo ai ns abiti?;

d) impatta sul pianeta in termini di rifiuti. Quali processi di produzione, quali tessuti, quali colori, quali prestazioni chiediamo ai ns capi? Come impattano sul pianeta?

e) sta lentamente ma inesorabilmente costruendo un’“ECONOMIA che uccide“ per dirla con le parole di papa Francesco, che genera precarietà e povertà anche tra gli occupati, sradicamento  dai territori d’origine (migrazioni), dispersione esistenziale,  insoddisfazione, differimento sine die e complessiva impossibilità, non solo per i giovani, di costruire  e realizzare progetti di vita anche di tipo familiare.

Cantava perché era felice, perché il lavoro rende felici …“ dice Ermanno Rea ma … il modello di produzione e consumo verso il quale ci siamo incamminati, non solo della filiera TAC, ci porta in realtà verso l’infelicità, identifica di fatto un “capitalismo infelice”.

Con l’aiuto della relatrice, profonda conoscitrice del settore a livello nazionale e internazionale …, si proverà a gettare luce sul “VALORE” dell’abito in tutte le più importanti implicazioni ad esso connesse per accrescere la consapevolezza nel nostro quotidiano di persone “consumatrici”, di genitori, di educatori, di cittadini attenti e solidali, di cristiani desiderosi di essere testimoni credibili del cambiamento che vogliamo nel mondo.

Un link utile per la scelta etica: https://www.facebook.com/share/p/PsDieY46YGKxsmTT/

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